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La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è tornata a pronunciarsi sull’eccessiva durata dei procedimenti principali, sui ritardi dell’esecuzione delle decisioni «Pinto» e sui risarcimenti ottenuti nell’ambito del ricorso «Pinto».

 Secondo le pronunce della Corte Europea dalla data del deposito in cancelleria delle decisioni Pinto non dovrebbero decorrere oltre i sei mesi previsti dalla consolidata giurisprudenza.

La Corte riconosce che un’amministrazione possa aver bisogno di un certo lasso di tempo per effettuare un pagamento. Tuttavia, trattandosi di un ricorso di tipo risarcitorio volto a compensare le conseguenze della eccessiva durata dei procedimenti, questo lasso di tempo in linea generale non dovrebbe superare i sei mesi a partire dal momento in cui la decisione che riconosce l’indennizzo è diventata esecutiva (si veda, tra altre, Cocchiarella, sopra citata, § 89). Inoltre, un’autorità dello Stato non può addurre a pretesto una mancanza di mezzi per non onorare un debito che si fonda su una decisione giudiziaria (si vedano Bourdov c. Russia, n. 59498/00, § 35, CEDU 2002 III; Cocchiarella, sopra citata, § 90;). La Corte ritiene, infine, che vista la natura della via di ricorso interna, il versamento degli interessi moratori non può essere determinante (si veda, mutatis mutandis, Simaldone c. Italia, n. 22644/03, § 63, 31 marzo 2009) (testualmente sentenza del 22 luglio 2014, CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO, sez. II, CAUSA BIFULCO E ALTRI c. ITALIA).

La Corte ha ritenuto irricevibili le domande relative all’insufficiente riparazione riconosciuta dalle Corti d’Appello «Pinto»… ricordando che, secondo la giurisprudenza Delle Cave e Corrado c. Italia (n. 14626/03, §§ 43-46, 5 giugno 2007) e Simaldone (sopra citata, §§ 71-72), l’insufficienza dell’indennizzo «Pinto» non rimette in discussione l’effettività di questa via di ricorso.

La copia fotostatica non autenticata si avrà per riconosciuta, tanto nella sua conformità all’originale quanto nella scrittura e sottodownloadscrizione, se la parte comparsa non la disconosca in modo formale e, quindi, specifico e non equivoco, alla prima udienza ovvero nella prima risposta successiva alla sua produzione (cfr. Cass. n. 4476/09, n. 24456/11).

L’onere di disconoscere la conformità tra  l’originale di una scrittura e la copia fotostatica della stessa prodotta in giudizio, pur non implicando necessariamente l’uso di formule sacramentali, va assolto mediante una dichiarazione di chiaro e specifico contenuto che consenta di desumere da essa in modo inequivoco gli estremi  della negazione della genuinità della copia, senza che possano considerarsi sufficienti, ai fini del ridimensionamento dell’efficacia probatoria, contestazioni generiche o onnicomprensive (così Cass. n. 28096/09, nonché, di recente, Cass. n. 14416/13).

Vanno, quindi, escluse, ai fini del disconoscimento della genuinità delle fotocopie , contestazioni del seguente tipo, riportate in atti, di <<disconoscere la conformità all’originale con riferimento alle copie delle cartelle prodotte da controparte…».

Peraltro, non va trascurato che il disconoscimento della conformità di una copia fotografica o fotostatica all’originale di una scrittura, di cui all’art. 2719 cod. civ., non ha gli stessi effetti del disconoscimento della scrittura privata previsto dall’art. 215, primo comma, numero 2), cod. proc. civ., giacché mentre quest’ultimo, in mancanza di richiesta di verificazione, preclude l’utilizzabilità della scrittura, la contestazione ai sensi dell’art. 2719 cod. civ. non impedisce al Giudice di accertare la conformità all’originale anche mediante altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (cfr. Cass. n. 2419/06, nonché, tra le altre, Cass. n. 11269/04 e n. 9439/10)” Cass. Civ. Sent. n. 10326/ 2014

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M. Antonella Cocchiara

M. Antonella Cocchiara

di Valeria Zingale

MESSINA – “Il difficile cammino delle donne italiane verso la parità passa anche attraverso la toponomastica femminile”. Si apre con le parole della prof. M. Antonella Cocchiara l’incontro organizzato nell’ambito del Corso “Donne, Politica e Istituzioni” dell’Università di Messina, sul tema: Per una toponomastica femminile”.

Moderato dalla giornalista Rosaria Brancato, l’incontro , svoltosi in un’Aula della ex Facoltà di Economia alla presenza anche di numerosi studenti, ha offerto lo spunto per fare un’analisi su un’anomalia non solo italiana, né unicamente meridionale. Da Nord a Sud, la percentuale di strade intitolate a donne si attesta tra il 3 ed il 5 per cento. A Roma sono il 4%, a Catania il 2,1%, a Messina sono 53 su oltre 3000. Nessuna in ben due comuni del messinese, Valdina e Condrò.

La prof. Pina Arena e il cultore di storia patria storico Giovanni Molonia

Pina Arena e Giovanni Molonia

Si tratta, tuttavia, di una “dimenticanza globale”. Come evidenziato dalla prof. Pina Arena, referente della sezione didattica di “toponomastica femminile”, l’anomalia riguarda infatti anche grandi capitali straniere, come Parigi, Berlino, Madrid, Oslo.

E si scopre che le figure femminili che ricorrono di più sono Madonne, Sante, suore, benefattrici, regine “consorti” riconosciute dal potere maschile oppure donne senza cognome (si pensi alla via Zia Lisa di Catania, intitolata ad una commerciante che operava nel mutuo soccorso). Quasi nessuno spazio è dato alle 21 Costituenti italiane, alle donne del Risorgimento, alle scienziate. “Un vuoto di memoria – ha evidenziato Cocchiara – sul ruolo che le donne hanno avuto nella storia del nostro Paese. Quel velo d’ombra va tolto – ha proseguito ancora la docente – e va avviato con l’attuale amministrazione, sensibile verso questo argomento, un nuovo percorso per intitolare tante strade della città a donne italiane illustri e a donne messinesi che si sono particolarmente distinte per il bene comune”.

Saro Visicaro

Saro Visicaro

L’incontro ha così offerto lo spunto per chiedere ufficialmente all’amministrazione Accorinti di intitolare un tratto della strada di Santa Lucia a Lucia Natoli, Direttora dell’USSM (Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni di Messina), scomparsa tragicamente sei anni fa nel rogo del “Rifugio Del Falco”. Un’antesignana del femminismo che si occupava a tempo pieno di minori e che si ricorderà, altresì, per aver contribuito insieme ad altre 10 donne ad aprire il primo Consultorio autogestito di Messina, nel lontano 1979, nel quartiere di Santa Lucia sopra Contesse. La proposta d’intitolazione, avanzata dalla prof. Cocchiara e dai corsisti di “Donne, politica e istituzioni”, unitamente all’Osservatorio sui minori “Lucia Natoli”, è stata illustrata da Saro Visicaro, presidente dell’Osservatorio sui Minori, all’assessore alla Cultura e alle identità del Comune di Messina, l’antropologo Sergio Tedesco, presente all’incontro.

L'assessore messinese Sergio Todesco

L’assessore messinese Sergio Todesco

L’assessore della giunta Accorinti ha condiviso la proposta, evidenziando “l’esigenza di punteggiate i luoghi con le persone che segnano la storia quotidiana”. “Bisogna pensare seriamente – ha continuato Todesco – a ridisegnare i criteri della toponomastica e a ripensare la storia e le vicende locali a partire da quelle figure femminili e maschili che hanno lasciato un’impronta”. Il tema della toponomastica, riveste per Todesco, rilevanza culturale e pregnanza simbolica perchè è destinato ad orientare le persone. “Si tratta – ha affermato ancora l’assessore – di sottrarre all’indistinto un luogo che diventa domestico, in cui ci si trova bene”. Citando Marx, l’assessore ha evidenziato che chi detiene il controllo diventa parte attiva nella creazione dei valori dominanti. Ciò spiega la scarsa presenza delle donne in toponomastica: il genere maschile, che storicamente ha ricoperto un ruolo di egemonia, ha scritto le regole della toponomastica. Da qui l’esigenza di ridisegnare i criteri per assicurare la parità.  Questa amministrazione – ha concluso Todesco – punta al recupero di una maggiore umanità. Fare Messina dal basso significa farla tutti insieme. Non procederemo alla soppressione delle vie esistenti ma al ripensamento della storia per conferire senso a nuovi spazi e per far riappropriare le comunità dei luoghi”.

Ha preso parte al dibattito anche Giovanni Molonia, cultore di Storia patria e curatore del recente “Dizionario toponomastico della città di Messina”, che ha tracciato un approfondito quadro della toponomastica femminile messinese, dal quale è emerso che su oltre 1000 toponimi presenti solo l’1,7 per cento è dedicato alle donne.

Franca Sinagra Brisca

Franca Sinagra Brisca

Dino Sturiale

Dino Sturiale

Erano presenti all’incontro anche Franca Sinagra Brisca, giornalista, ex allieva del Corso Dpi e coautrice della mostra fotografica itinerante “Peppina, Maria e le altre…” dedicata ai percorsi di crescita e di lotta delle donne dei Nebrodi, e Dino Sturiale, editore del giornale online “Il carrettino delle idee”, il quale ha chiesto all’amministrazione anche l’intitolazione del cavalcavia a Gao, l’artista senzatetto scomparsa a gennaio dello scorso anno. 

di Valeria Zingale

MESSINA – Nell’ambito del Corso “Donne, Politica e Istituzioni” organizzato dall’Università degli Studi di Messina, con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri – e coordinato dalla prof.ssa Antonella Cocchiara, si è svolta la tavola rotonda sul tema: “Come superare le asimmetrie di genere nelle istituzioni politiche”?

L’incontro ha preso le mosse dall’analisi del voto siciliano. Dall’elezione del Presidente antimafia Rosario Crocetta, alla riflessione sull’astensionismo, dietro il quale si cela, da una parte, la crescente disaffezione dei siciliani verso le istituzioni, dall’altra,  la crisi dei partiti tradizionali. Al centro del dibattito l’altro dato saliente venuto fuori dalle elezioni del 28 ottobre: l’affermazione del Movimento 5 Stelle come primo “partito” che ha ottenuto 15 seggi all’Ars con il 40% di donne. Su 15 elette al Parlamento siciliano, infatti, 6 sono grilline. Ed è proprio una grillina la più giovane deputata: Gianina Ciancio 22 anni, eletta a Catania.

Valeria Ajovalasit

Il movimento che fa capo a Beppe Grillo sta dando una lezione – ha affermato Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna onlus, – perché ha eletto il 40% di donne. La Sicilia è cambiata, sono i partiti che non sono cambiati”.  Per Ajovalasit la legge elettorale siciliana è discreta ma non buona perché “non ci si può confrontare con gli elefanti”. Per aumentare la rappresentanza femminile sono stati adottati degli accorgimenti di natura legislativa che obbligano a candidare le donne, ma si deve fare molto di più per correggere una democrazia ancora oggi monca. C’è la necessità di norme antidiscriminatorie cogenti. Come è stato fatto in Campania, per esempio, con l’introduzione della doppia preferenza di genere  (altro…)

Riceviamo e pubblichiamo:

“La fantasia per dire No alla violenza contro le donne e agli stereotipi di genere”: esprimiamoci attraverso l’arte

Messina – L’iniziativa, che ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza e in particolar modo gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di secondo grado sul fenomeno della violenza di genere, si inserisce nell’ambito del progetto RAVONA – Rete antiviolenza nazionale.

La Campagna vede la promozione di un concorso indirizzato ai giovani messinesi dai 15 ai 20 anni, ai quali verrà richiesto di scrivere un testo breve o poetico (racconto, piece teatrale o poesia) o di produrre un elaborato artistico (pittura su tela, fotografia a colori o in bianco e nero, logo grafico stilizzato, ect) nonché di realizzare un prodotto multimediale di 60 secondi (videoclip o cortometraggio o spot pubblicitario) sul tema in questione. (altro…)

L’Università degli Studi di Messina, su iniziativa e con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri, attiva per l’anno 2011/2012 il primo ciclo della III edizione biennale di un Corso denominato “Donne, Politica e Istituzioni”, in continuità con gli analoghi percorsi formativi attivati dall’Ateneo tra il 2004 e il 2009 per favorire la diffusione della cultura di genere e della parità, promuovere le pari opportunità e qualificare e aumentare la presenza e la partecipazione delle donne nella vita attiva.

Il Corso è realizzato dal Dipartimento di Studi Europei e Mediterranei (DiSEM) dell’Ateneo e si avvale della collaborazione del Comitato Pari Opportunità dell’Ateneo, che lo ha incluso nel suo Piano di Azioni Positive

L’iscrizione al Corso è completamente gratuita.  (altro…)

Il 24 febbraio 2012 è stata approvata la graduatoria dei progetti presentati a seguito dell’“Avviso per il finanziamento di iniziative specialistiche a carattere formativo per la diffusione della cultura di genere nelle istituzioni culturali, sociali e politiche finalizzate a qualificare e aumentare la presenza e la partecipazione delle donne nella vita attiva”,  pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 90 del 1° agosto 2011. Il progetto presentato dall’Università di Messina e coordinato dalla Prof.ssa M. Antonella Cocchiara si è collocato al secondo posto.

di Valeria Zingale

È giunto alla seconda fase il progetto di azioni positive, promosso dalla UIL Camera Provinciale di Messina, in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e i Comuni di Acquedolci e San Salvatore di Fitalia. Il progetto denominato “Conoscere i diritti per esercitarli puntando al benessere organizzativo”, è stato finanziato dal Ministero del Lavoro, ai sensi dell’art. 2 della legge 10 aprile 1991 n.125 e dell’art.7 D.Lgs 23 maggio 2000 n.196, e intende promuovere le pari opportunità e le politiche di genere tra donne ed uomini in campo lavorativo.

Nato dall’idea di alcune corsiste del Corso “Donne, Politica e Istituzioni” dell’Università di Messina, Gesualda Iudicelli, Lucrezia Zingale, Nunziatina Spina, Giancarla Musarra, con l’ausilio della coordinatrice del corso, la prof.ssa Maria Antonella Cocchiara, il progetto si rivolge alle iscritte UIL P.A. della città di Messina e alle dipendenti dei comuni partners.

Siamo particolarmente soddisfatte – ha commentato l’avv. Lucrezia Zingale – perché si tratta del primo progetto finanziato in provincia di Messina con i fondi della Legge 195/1991. L’obiettivo è formare e far conoscere normative e diritti partendo dal contesto locale che è stato studiato attraverso la somministrazione di questionari sul benessere organizzativo, la cultura di genere e le pari opportunità in ambito lavorativo”.

Il progetto nasce dalla considerazione secondo cui – seppur da anni si attuano iniziative volte ad attuare politiche di mainstreaming ed empowerment femminile a diversi livelli vi è un evidente gap di pari opportunità determinato anche da una scarsa conoscenza dei diritti delle donne lavoratrici. Ciò si riverbera in negativo  (altro…)

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